La riscoperta del quarto anteriore del bovino: l’hamburger

Il quarto anteriore del bovino possiede tutti i requisiti per fornire un alimento ben calibrato sotto il profilo nutrizionale. Eppure in passato è stato un problema per i produttori di carne riuscire a sfruttarlo e a valorizzarlo.
La parte anteriore del bovino, al pari di quella posteriore, è di ottima qualità ma tradizionalmente più difficile da cucinare. Infatti le caratteristiche di questi tagli li rendono adatti per lo più a prodotti di lunga cottura (brasati, bolliti, stracotti), non più in linea con le tempistiche e le esigenze della famiglia moderna.
Oggi, invece, proprio grazie al quarto anteriore possiamo assaporare gli hamburger, pietanza assai amata da giovani e non.
Il seguente video ci spiegherà nel dettaglio il mondo della lavorazione delle carni e della produzione di milioni di hamburger.

Riduzione degli sprechi: la filiera della carne la più virtuosa

La FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) ha stimato che circa 1,3 miliardi di tonnellate annue di cibo potenzialmente disponibile per il consumo viene buttato, scartato durante le varie fasi della filiera alimentare, dalla coltivazione dei prodotti agricoli agli avanzi di cibo già cucinato.
Le quantità sprecate dipendono strettamente dal contesto territoriale, da aspetti culturali e anche dalla disponibilità di tecnologie efficienti lungo tutta la filiera.
Nel parlare di spreco alimentare, però, è bene fare una distinzione tra due fondamentali concetti, food losses (scarti) e food waste (rifiuti):
– il food losses è la massa di cibo commestibile che si “perde” all’interno della filiera produttiva, cioè durante le fasi di produzione agricola, movimentazione e stoccaggio, trasformazione e confezionamento degli alimenti;
– il food waste è la quantità di cibo che, invece, viene buttata via dopo essere stata immessa sul mercato, ovvero nelle fasi  di distribuzione e successivamente di consumo.

La produzione e il consumo di carne generano una quantità di scarti e rifiuti più che dimezzata rispetto a frutta e verdura e pari a quasi la metà dei rifiuti della filiera dei cereali.

La quantità di scarti generata all’interno della filiera produttiva della carne è inferiore rispetto alle altre categorie di alimenti considerate (cereali, radici e tuberi, frutta e verdure, pesce, latte) ed è seconda soltanto ai semi oleiferi e legumi.
Per quanto riguarda invece lo spreco domestico dei prodotti alimentari i più sprecati sono quelli di origine vegetale, i quali hanno anche un prezzo ‘contenuto’ (2 euro/kg al massimo); al contrario, ci si guarda dallo sprecare i prodotti di origine animale (carne, pesce, latte), indipendentemente dal loro prezzo.

Spreco alimentare

Nota tabella:
I prezzi indicati rappresentano la media matematica dei prezzi di tutti i prodotti agro-alimentari per categoria di alimenti e disponibili al portale ministeriale www.smsconsumatori.it al momento della consultazione.

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Non solo carne: tutti i prodotti dell’allevamento [2° parte]

Il detto “non si butta via niente” non vale solo per il maiale, infatti, anche del bovino non si getta proprio nulla. Come abbiamo scoperto nella prima parte, al di là dell’uso principe in cucina, questo animale ha un valore d’utilizzo molto elevato perché nulla diviene vero “scarto”. Tutto viene recuperato per realizzare oggetti di largo uso e consumo da noi utilizzati, spesso inconsapevolmente, ogni giorno. Dai farmaci ai cosmetici, dai rivestimenti delle nostre auto e divani alle scarpe, dai fertilizzanti ai pet toys. Se possiamo consumare i pregiatissimi formaggi DOP (come il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano) o migliorare la qualità della vita a chi vengono impiantate valvole cardiache lo dobbiamo soprattutto al bovino. Neppure lo scarto vero e proprio è esente dal meccanismo di riutilizzo. Infatti, esso viene reimpiegato per la produzione di energia verde (biogas cogenerazione). Il video seguente ci illustra a 365 gradi il prezioso universo, spesso sconosciuto, di sottoprodotti possibili grazie a questo animale.