Le indagini successive alla trasmissione

Proprio a seguito della trasmissione di Report, due Procure della Repubblica (Rieti e Roma) hanno aperto procedimenti penali per ipotesi di reato sulla vicenda delle esportazioni a Cuba.

Nel corso delle indagini penali, su incarico del Pubblico Ministero, sono state effettuate ulteriori analisi batteriologiche e chimiche da parte dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana su campioni prelevati direttamente dall’OLAF, l’Ufficio Europeo per la Lotta Antifrode, che le ha trasmesse all’Autorità Giudiziaria Italiana.

Entrambi i procedimenti penali si sono conclusi nel 2007 con l’archiviazione.

E anche il SAISA (Servizio Autonomo Interventi Settore Agricolo per l’Agenzia delle Dogane), l’organismo nazionale che supervisiona i contributi comunitari all’esportazione, ha effettuato tutti i controlli.

Il SAISA, recependo anche le accurate analisi dal Nucleo Antifrodi del Comando dei Carabinieri di Roma, ha ribadito gli esiti favorevoli dei controlli.

Citiamo il provvedimento del 26 marzo 2006 dove il SAISA:

1)  rileva “la correttezza” delle esportazioni con destinazione Cuba;

2)  esclude quindi “possibili frodi o irregolarità comunitarie”;

3) dispone l’archiviazione del procedimento amministrativo nei confronti della società del Gruppo Cremonini.

Come si può intuire, i danni subiti dal Gruppo Cremonini sono stati notevoli.

Nonostante gli esiti favorevoli di tutte le indagini, Report non ha ritenuto di dare nessun aggiornamento sulla vicenda ai suoi telespettatori, mentre la puntata del 2005 è tuttora disponibile sul sito.

Inoltre, dal 2005 il Gruppo Cremonini è oggetto di continue campagne accusatorie su Internet (blog, forum, spamming), che fanno riferimento esplicito alla puntata di Report.

Per questi motivi il Gruppo Cremonini ha avviato un procedimento civile con richiesta di risarcimento danni nei confronti della RAI e degli autori di Report.

La causa è tuttora in corso.

La vicenda: esportazione a Cuba

Nel 2004 Inalca effettua un’esportazione di carne in scatola verso la Repubblica di Cuba, in virtù di un contratto stipulato con Alimport, l’ente cubano addetto alle importazioni.

Anche in questo caso, la redazione di Report accusa la società di aver inviato a Cuba carne non idonea al consumo umano.

Innanzitutto, ciò che non è stato detto è che, prima dell’esportazione, era stata verificata la perfetta idoneità del prodotto eseguendo tutti i controlli prescritti dalla normativa di settore e che il problema è stato originato dalla rottura accidentale di poche scatole durante il trasporto e lo stoccaggio sul territorio cubano.

In particolare sui prodotti in oggetto, provenienti dallo stabilimento di Rieti, prima della spedizione erano stati effettuati:

– controlli di processo eseguiti direttamente a carico della nostra azienda, che interessano ogni fase della produzione e che comprendono anche esami di laboratorio per la sterilità del prodotto finito;

– controlli sanitari da parte della AUSL (Servizio veterinario di Rieti), con l’attestazione che i prodotti esportati a Cuba “sono stati preparati con carni fresche”;

– controlli doganali da parte della Agenzia Doganale di Terni, consistenti nel prelievo e nell’analisi chimica di campioni di materia prima e di prodotto finale (in questo caso le scatolette confezionate) e che hanno attestato la piena conformità del prodotto;

– ulteriori controlli al momento del confezionamento da parte di Inspekta, ente cubano direttamente e preventivamente incaricato dall’acquirente Alimport. Anche queste verifiche hanno dato esito assolutamente favorevole, provando nuovamente il rispetto delle prescrizioni normative e contrattuali.

L’ente cubano Alimport ha richiesto al Gruppo Cremonini che una parte dei prodotti in questione fossero riesportati verso altri Paesi Terzi esclusivamente a causa di un contenzioso di carattere commerciale originato dalla constatazione che poche decine di carne in scatola ricevute, su un carico di svariate centinaia di migliaia, presentavano alterazioni alla confezione. Dopo aver eliminato le scatole danneggiate ed aver accertato l’assoluta salubrità del prodotto, le parti hanno posto fine al contenzioso commerciale con l’accordo alla riesportazione di una parte della merce. Nulla a che vedere con eventuali motivi sanitari come, viceversa, insinuato dalla trasmissione Report.

Anche su tale parte di prodotti da riesportare sono stati effettuati ulteriori controlli dall’Istituto Superiore di Sanità di Roma, da enti cubani (Cubacontrol e gli Uffici Provinciali del Ministero della Salute Pubblica Cubano) e da Bureau Veritas, ente di riferimento mondiale nel settore della certificazione. Quest’ultimo, nelle sue conclusioni, ha precisamente accertato che “i prodotti in scatola non presentavano alcun inconveniente per quanto riguarda l’idoneità al consumo umano e che avevano mantenuto le originarie caratteristiche organolettiche e sanitarie”.

Il clamore mediatico sollevato da Report ha fatto venir meno la possibilità di esportare i prodotti in Angola. Alla fine una parte significativa del carico è stato comunque accettato dalla cubana Alimport, mentre il resto è stato regolarmente commercializzato sul mercato di altri Paesi Terzi.

Questi sono i fatti. Nemmeno in questo caso esiste dunque una ragione fondata per accusare il Gruppo Cremonini di comportamenti spregiudicati o, ancora peggio, di frode, truffa o attentato alla salute umana.

La vicenda: esportazione in Russia

Negli anni Novanta la Acsal, una delle società del Gruppo Cremonini, ottiene una commessa comunitaria per l’esportazione di carne in Russia. Secondo la redazione di Report la società sarebbe stata coinvolta, all’interno di questi scambi commerciali, in una vicenda di carne pericolosa per la salute umana.

Ciò che non è stato detto è che gli accertamenti effettuati su tale carne, realizzati da parte delle autorità sanitarie italiane (Nas, Asl, Istituto di Ispezione degli alimenti di origine animale “Pietro Stazzi” dell’Università di Milano, Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna),  delle autorità sanitarie russe e dell’Institut Pasteur di Parigi, hanno attestato la totale salubrità dei prodotti.

Le indagini hanno escluso categoricamente la presenza di tossine nocive per la salute umana nei campioni di carne prelevati dalla partita oggetto del procedimento.

Le autorità sanitarie russe avevano inoltre disposto, oltre alle analisi di laboratorio sul lotto in questione, anche puntigliose ispezioni in loco presso lo stabilimento di produzione, al fine di controllare l’affidabilità di tutte le procedure riguardanti la sicurezza alimentare. I risultati dell’ispezione sono stati tutti favorevoli a Cremonini, tanto che le medesime autorità hanno autorizzato la commercializzazione dell’intera fornitura in questione, nonché di tutte le forniture successive. Stiamo parlando di diversi milioni di scatole di carne.

Purtroppo queste notizie non hanno avuto spazio all’interno della puntata. Questa assenza di imparzialità fa trasparire, a nostro giudizio, l’intento di confezionare un servizio orientato strumentalmente ad addebitare al Gruppo Cremonini una politica aziendale spregiudicata e priva di ogni scrupolo.