Le ricette della tradizione per un consumo sostenibile di carne

Lo Chef Massimo Bottura, patron dell’Osteria Francescana di Modena, con il patrocinio di Expo Milano 2015, ha presentato oggi a Milano “Il Menù sostenibile per il mondo delle carni”.

Lo chef Ambassador di Expo Milano 2015, ispirandosi alla ricca tradizione culinaria emiliana e dell’entroterra italiano ha preparato un Menù economicamente sostenibile e senza sprechi: 5 ricette, che grazie alla maestria del grande Chef, nobilitano tutti i tipi di carne, compresi i tagli più poveri.

“Ispirandomi alle ricette della tradizione emiliana rivisitate in chiave moderna – ha dichiarato Massimo Bottura – ho valorizzato tanti tagli di carne troppo spesso dimenticati, recuperando le abitudini del passato quando in cucina non si buttava via niente. Ed è proprio da questa idea che nascono alcuni dei miei piatti”.

La carne, infatti, è un alimento da sempre presente sulle tavole degli italiani nonché uno fra i protagonisti della dieta Mediterranea, che prevede un consumo moderato e vario di tutti gli alimenti, compresi quelli a base di proteine animali.

Nella società del benessere dove lo “spreco alimentare” ha raggiunto livelli insostenibili, il settore delle carni è fra i più virtuosi, sia dal lato della produzione che del consumo: i motivi di questa particolare sensibilità si devono ricercare nell’elevato valore economico, culturale e sociale, oltreché nutritivo, attribuito alla carne da parte dei consumatori e nella possibilità di poterlo recuperare in infiniti modi, dall’industria sino alla cucina di casa.

Qui di seguito trovate il servizio dell’Agenzia Italpress, che ha intervistato Massimo Bottura.

Riduzione degli sprechi: la filiera della carne la più virtuosa

La FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) ha stimato che circa 1,3 miliardi di tonnellate annue di cibo potenzialmente disponibile per il consumo viene buttato, scartato durante le varie fasi della filiera alimentare, dalla coltivazione dei prodotti agricoli agli avanzi di cibo già cucinato.
Le quantità sprecate dipendono strettamente dal contesto territoriale, da aspetti culturali e anche dalla disponibilità di tecnologie efficienti lungo tutta la filiera.
Nel parlare di spreco alimentare, però, è bene fare una distinzione tra due fondamentali concetti, food losses (scarti) e food waste (rifiuti):
– il food losses è la massa di cibo commestibile che si “perde” all’interno della filiera produttiva, cioè durante le fasi di produzione agricola, movimentazione e stoccaggio, trasformazione e confezionamento degli alimenti;
– il food waste è la quantità di cibo che, invece, viene buttata via dopo essere stata immessa sul mercato, ovvero nelle fasi  di distribuzione e successivamente di consumo.

La produzione e il consumo di carne generano una quantità di scarti e rifiuti più che dimezzata rispetto a frutta e verdura e pari a quasi la metà dei rifiuti della filiera dei cereali.

La quantità di scarti generata all’interno della filiera produttiva della carne è inferiore rispetto alle altre categorie di alimenti considerate (cereali, radici e tuberi, frutta e verdure, pesce, latte) ed è seconda soltanto ai semi oleiferi e legumi.
Per quanto riguarda invece lo spreco domestico dei prodotti alimentari i più sprecati sono quelli di origine vegetale, i quali hanno anche un prezzo ‘contenuto’ (2 euro/kg al massimo); al contrario, ci si guarda dallo sprecare i prodotti di origine animale (carne, pesce, latte), indipendentemente dal loro prezzo.

Spreco alimentare

Nota tabella:
I prezzi indicati rappresentano la media matematica dei prezzi di tutti i prodotti agro-alimentari per categoria di alimenti e disponibili al portale ministeriale www.smsconsumatori.it al momento della consultazione.

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